Non troppo tempo fa chiacchieravo con un amico editore di libri di montagna il quale mi confidava come fosse sempre più difficile trovare testi che di montagna lo fossero sul serio, ovvero che sapessero sfuggire dai classici récit d’ascension – molto spesso virati sul biografico-pomposo-autocelebrativo – e dai soliti cliché del genere, nonché dalla mera storiografia alpinistica (che a quanto pare non interessa più a nessuno o quasi). Non che “libri di montagna” questi non lo siano, ma spesso in essi – saggi a parte – l’intento non è tanto quello di raccontare la montagna ma solo un certo aspetto del rapporto tra essa e l’uomo, quello meramente alpinistico: con tanta autobiografia e altrettanto protagonismo, insomma.
Ecco: forse Mario Vannuccini, nota e stimata guida alpina valtellinese, autore di numerose guide d’alpinismo e fautore di un andar per monti sempre originale e fuori dagli schemi, un libro di montagna diverso dal solito – per come ne ho appena detto poco sopra – lo ha fatto. Diverso fin dal titolo, che sembra riferirsi a qualcosa di “classico” e invece no: Lotta con l’Alpe (Vel Editore, Sondrio, 2016; prefazione di Enrico Camanni) pare infatti accennare alla tradizionale e ampollosa retorica con cui fino a qualche decennio fa si raccontavano le imprese alpinistiche – cronache che parevano più bollettini di battaglie vinte che narrazioni di un’attività sportiva di carattere soprattutto ludico-ricreativo… Invece no: “Lotta con l’Alpe” è semplicemente un ironico soprannome affibbiato tempo fa a Vannuccini da suoi amici, anche se, nei vari racconti che caratterizzano il testo, l’autore dimostra che la vera “lotta”, nei vent’anni di militanza da guida alpina, a volte gli è toccato ingaggiarla con clienti che con la montagna, le alte quote e l’alpinismo non avevano moltissimo a che vedere. Una lotta ironica, sarcastica, ovviamente nonviolenta – se non “linguisticamente”! – e molto divertente da leggere per il lettore che lo fa seduto sulla poltrona di casa o in qualsiasi altro posto confortevole, anche se così divertente non deve essere stata per Vannuccini almeno nel mentre che era coinvolto negli accadimenti poi narrati nel libro.
Tuttavia, la vis comica che caratterizza il testo non deve renderne troppo superficiale e virata al mero sollazzo l’essenza: ribadisco, Lotta con l’Alpe è un libro di montagna più di tanti altri perché, pur con la sua ironia, in fondo rimette al centro dalla narrazione la montagna stessa, quella vera, quella che per essere salita chiede rispetto, preparazione, consapevolezza dei propri mezzi e dell’ambiente d’intorno, cultura – oltre che fatica, sacrificio, dedizione e quant’altro di (ora sì) “classico”. Per dire: salire il Bernina – la montagna di casa per Vannuccini e il 4000 più orientale delle Alpi – non è esattamente come uscire col proprio cane a fare una passeggiata ai giardini pubblici, e a chi si avvicini alle vette, anche a quelle meno estreme e più apparentemente abbordabili, con eccessiva leggerezza, facilmente la montagna chiederà conto. Il fatto che in tali situazioni vi sia una guida alpina al proprio fianco può fare in modo che il conto non sia troppo “salato”; d’altro canto, saranno… grattacapi (mi sono trattenuto!) della guida alpina fare in modo non solo che tutto vada per il meglio, che la vetta prescelta sia conquistata e che i clienti tornino alle proprie case integri e soddisfatti, ma pure che i clienti stessi capiscano ciò che stanno combinando e, ancor più, che sappiano combinare qualcosa di buono, durante l’ascensione.
La montagna non scherza! – si usa dire in questi casi; di contro si può anche “scherzare” in montagna, a patto di farlo col cervello: perché alla fine il modo migliore per riuscire nelle cose della vita, siano esse scalate estreme, semplici passeggiate o qualsiasi altra cosa non alpestre – è forse quello di non prendersi mai troppo sul serio e avere la consapevolezza che, sia se avremo conquistato la vetta sia se vi avremo dovuto rinunciare, il mondo domani mattina sarà sempre quello. «Ridere dell’andare in montagna e ridere andando in montagna rende la cosa senz’altro più divertente e psicologicamente meno usurante» scrive nella prefazione Vannuccini e ha senza dubbio mille ragioni, perché ridere è una delle cose più intelligenti e “umane” che si possono fare: aiuta a rimettere le cose al giusto posto, a non gonfiarsi troppo il petto di boria così come a non chinare troppo la testa con eccessiva remissività. Per di più – mi viene da pensare proprio grazie ai divertenti racconti di Vannuccini – la montagna è un ambito di bellezza assoluta: e la bellezza suscita felicità, serenità, gioia, e la gioia genera il sorriso, e un tale sorriso segnala una predisposizione di spirito alla consonanza consapevole con la bellezza naturale dei monti e con il godimento di poterli salire che mai si potrebbe vivere affrontandola in modo troppo superficiale, leggero, banalizzante o arrogante. Anche per questo, pur se Lotta con l’Alpe sembra non parli direttamente di montagna, lo fa dacché la montagna si palesa costantemente, in ogni racconto, come la dimensione, il metro di giudizio, la “regola” e l’entità con la quale non si può non avere a che fare. Per di più, se ciò lo si può fare pure ridendo, dunque divertendosi degli altri e di sé stessi (nel libro Vannuccini non manca di narrare anche qualche propria figuraccia d’alta quota), allora la bellezza del frequentare la montagna e dello stare in alto, in quanto ad altitudine e in quanto a presenza di spirito sopra il resto del “basso” mondo quotidiano, sarà ancora più grande e appagante.
Libro originale e molto divertente, che tale risulterà anche a chi delle montagne frequenti solo le sale pranzo nei rifugi o a chi goda di picchi, creste, pareti e ghiacciai osservandoli dalla finestra di casa. Semmai poi, se costui deciderà di frequentarle sul serio, potrà prima leggersi una delle tante guide di Vannuccini e così evitare (forse) figuracce clamorose e inevitabili comparsate su eventuali futuri libri di dis-avventure montane!