Gordon Houghton, “L’Apprendista” (Meridiano Zero)

La morte, la terribile e spaventosa nera Signora con la falce, la cui iconografia incute terrore in chiunque… Macché! Semmai un tipo smilzo, ossuto, dal colorito pallido e dai radi e ispidi capelli neri riportati sulla nuca, che gira su una scassata e arrugginita Mini Metro color beige, e la cui agenzia di terminazioni ha sede non in qualche scenografico, lugubre maniero da film dell’orrore ma in un’anonima palazzina di due piani sita in una città inglese di provincia – Oxford, per la precisione – nella quale vive insieme, ovviamente, agli altri Cavalieri dell’Apocalisse
Per il suo lavoro – le “terminazioni” appunto, ovvero per mandare all’aldilà gli umani indicati sull’apposito elenco – Morte ha bisogno di un aiutante… Che trova in un giovane zombie, il quale per una settimana sarà in prova presso l’agenzia, alla fine della quale sarà assunto se avrà dimostrato qualità consone alle esigenze di Morte, oppure potrà ridiventare “ufficialmente” defunto scegliendo una tra le morti che avrà cagionato nel corso della stessa settimana.
Fatto sta che il giovane zombie apprendista, morto in circostanze tragiche, non manifesta alcuna mira omicida, anzi, le terminazioni che esegue insieme a Morte lo fanno spesso star male… Non solo, c’è di peggio: durante la settimana di apprendistato, si innamora nuovamente della vita…
L’apprendista, di Gordon Houghton, uscito per Meridiano Zero con la traduzione di Stefania Sapuppo, è un romanzo che inizialmente ho creduto diverso rispetto a come poi l’ho riscontrato: le note dell’editore, citando le influenze di Neil Gaiman, Terry Pratchett e soprattutto dei mai troppo lodati e risi Monty Python, me l’avevano fatto supporre dotato di natura più ridanciana, più mirato alla comicità e all’umorismo pur arguto e sagace che altro… In realtà, L’Apprendista è un libro che sta perfettamente a suo agio nel bel mezzo della grande e mirabile tradizione umoristico-letteraria anglosassone – è inglese, Houghton – fin dagli albori capace di far ridere a crepapelle senza tuttavia mai abbandonare un certo stile molto british e una sagacia sovente geniale, e sempre pungente e coinvolgente.
D’altro canto, sul plot surreale che sta alla base della storia narrata – con quel contesto prima esposto, i quattro Cavalieri dell’Apocalisse a loro volta moooolto umani, il modus operandi utilizzato per le terminazioni e quant’altro di spesso assai fantasioso e divertente – si innesta la storia del giovane protagonista da vivo, che riemerge poco alla volta dalla propria spenta memoria di zombie: una vicenda tutt’altro che ilare, fulcro della quale è la storia d’amore (finita non così bene) con una ragazza, Amy, che è stata la gioia e il tormento del protagonista fino al giorno della sua cruenta morte. Al punto che, sotto certi aspetti, quella inaspettata settimana d’apprendistato da zombie, ovvero di ritorno a una “vita” certo parecchio particolare ma comunque tale, diventa per l’apprendista una sorta di possibilità di rivalsa rispetto alle sfortune patite da “vivo e vegeto”: sicuramente una rivalsa non biologica, ma psicologica sì, anche grazie alla riflessione che l’operazione di recupero dei ricordi della vita vissuta gli consente… E il finale del romanzo è un poco debole e persino scontato, ma attenzione: può essere ritenuto tale in sé, se preso come evento singolo, ma messo al proprio posto nel corpus narrativo generale acquisisce, devo dire, una simpatica peculiarità augurale, un voler rivelare che “massì, tutto sommato anche un povero zombie può trovare un suo perché pure tra i vivi!”…
Bello lo stile narrativo di Houghton – ben tradotto dalla Sapuppo – anch’esso certamente molto anglosassone, sempre in buon equilibrio tra esposizione divertente ed elaborazione profonda; e parecchio originale, alla fine, la trattazione di un argomento sempre comunque ostico – se non del tutto tabù – come la morte, qui elaborata senza alcuna mancanza di rispetto tanto quanto senza nessuna soggezione…
Una lettura veramente piacevole, insomma, di sicuro consigliabile, e plaudo a Meridiano Zero per la propria ricerca di autori esteri certamente non mainstream, e spesso talentuosi e originali, da proporre al super mainstream mercato italiano.
Ah, un’ultima cosa: se vedete una scassata Mini Metro in panne sul ciglio della strada che state percorrendo, beh, sappiate che a volte la solidarietà tra automobilisti potrebbe non essere un gesto così conveniente…

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