Prima che la Fiat diventasse ciò che oggi è, ovvero una specie di finanziaria italo-american-franco-olandese che solo incidentalmente (così viene da pensare) produce autovetture – marchiate “Fiat”, intendo dire – ovvero quando rappresentava ancora un’autentica eccellenza industriale e tecnologica italiana, fu protagonista di uno degli accordi commerciali più inopinati ed emblematici del dopoguerra: quello con l’URSS per la costruzione della prima vera industria automobilistica sovietica, l’AutoVAZ. Uno dei massimi esempi di capitalismo occidentale andava a braccetto con il paese comunista per eccellenza, insomma: per di più, quale altro inopinato legame tra URSS e Italia, il Soviet aveva stabilito già nel 1964 di costruire il nuovo impianto industriale presso la città di Stavropol sul Volga che poco prima era stata ridenominata Togliatti in onore dell’omonimo leader del maggiore partito comunista occidentale, proprio quello italiano.
Di quell’impresa così particolare, per certi aspetti epica, per alcuni altri quasi fantozziana, raccontano Claudio Giunta e Giovanna Silva in Togliatti. La fabbrica della Fiat (Humboldt Books, Milano, 2020), volume assai curato come nello stile dell’editrice milanese nel quale i due autori raccontano del loro viaggio nella Togliatti odierna, sulle tracce dell’avventura industriale del tempo e seguendo le testimonianze di chi ne fu protagonista, da semplice operaio a dirigente, sia dal lato italiano che da quello sovietico – oggi russo.
Di “impresa” si può certamente parlare anche solo considerando la vastità della fabbrica creata dal nulla nel nulla del Sud Est russo, lungo le rive del Volga a 1000 km da Mosca: cinque milioni di metri quadrati di impianti industriali e ben 140 km di linee produttive con servizi annessi e tutt’intorno una nuova città ove alloggiare i dipendenti della fabbrica […]
(Leggete la recensione completa di Togliatti. La fabbrica della Fiat cliccando sulla copertina del libro lì sopra, oppure visitate la pagina del blog dedicata alle recensioni librarie. Buona lettura!)
Per meglio capire la complessità dell’operazione, solo per superare lo scoglio linguistico furono coinvolte due università (Napoli e Venezia), decine di traduttori e realizzato un dizionario tecnico russo-italiano di 25’000 voci.
https://it.wikipedia.org/wiki/Dizionario_italiano-russo_dell%27industria_automobilistica